ATTO
9 - (Via alla seconda fase!)
La nostra prima fase di trasmissioni, si chiuse nella primavera del 1986.
Degli iniziali cinque soci, Andrea e Giulio si erano allontanati,
io ed Enzo, non avendo combinato nulla fino a quel momento, tutti presi
dalla costruzione della radio, ci vedemmo costretti, dopo le vacanze pasquali,
a rimanere a Pisa per gli esami, e Pietro, rimasto operativamente solo,
gettò la spugna.
In verità accadde che il papà di Enzo, preoccupato per i nostri studi,
considerando il progetto radio una pericolosa distrazione, lo incontrò
per la strada, presentadogli rischiosissima l'operazione, visto
che "giocavamo" su un terreno molto serio, "quello delle telecomunicazioni".
Difronte ad un futuro così temibile, ipotizzando grossi guai per se' e per i propri familiari,
essendo egli il responsabile ufficiale dell'emittente, preparò una bella raccomandata
al Circostel di Reggio Calabria, disdettando la frequenza impegnata.
A Pisa, ...quanto piangemmo...
Non tutto era però perduto. Le apparecchiature, se pur bruciate, rimasero una
gioiosa tentazione, come anche lo studio di trasmissione, ormai perfettamente
arredato. L'avventura sarebbe ripartita dopo qualche mese.
La molla fu in verità banalissima. Avevo rotto con la fidanzatina dell'epoca,
ed ero andato un po' giù. Occorreva una distrazione. E questa la diede Pietro,
che nel frattempo ci aveva raggiunto a Pisa, iscrivendosi alla facoltà d'ingegneria
elettrronica (ovviamente!). Su una bacheca dell'università trovò l'annuncio
di un neo-ingegnere, che, avendo ultimato il corso di studi, "dovendo diventare
serio", aveva deciso di chiudere la sua carriera di editore radiofonico,
e per distruggere sul nascere qualsiasi ritorno di fiamma, aveva deciso
di vendere tutta la strumentazione di trasmissione.
C'era tutto il "ben di Dio" che avevamo sempre sognato.... Trasmettitori,
amplificatori, e anche mixer e microfoni. Lui era di Rimini, e dopo 3 ore
noi eravamo in stazione, pronti sul treno.
Risparmiando sui gelati, avevo messo da parte un discreto gruzzoletto: circa
200.000 lire. Non ci pensai due volte a investirli lì a Rimini. Comprammo un
trasmettitore - che in quei mesi imparammo a chiamare eccitatore, tra gli sguardi
sbigottiti di chi ci stava accanto - e un piccolo amplificatore da 20 watt.
Rientrammo a casa la settimana seguente; non posammo nemmeno le valigie;
volammo sulla terrazza ad accendere la nuova apparecchiatura.
Eravamo di nuovo "On Air"!
ATTO
10 - (Giù a testa bassa.)
"Chi la dura la vince", e la nuova strumentazione sembrava aprirci
prospettive mai immaginate prima.
Con il piccolo amplificatore da 20 watt, ora riuscivamo a "tirare il collo"
all'ormai storico CBM120, che da 35 watt ne toglieva ben 80, facendo migliorare
notevolmente il nostro servizio. Radio DJ Club Studio 54 era ottimamente
ricevibile su tutta la Locride, e, per dirla con un'espressione coniata in quei
giorni, il nostro segnale "entrava anche nei tombini"!
Ripartimmo con una programmazione tutta nuova, puntando sull'arrivo di
nuove leve, date dalla seconda linea dei fratelli più piccoli. Di nuovo,
per venti ore su ventiquattro, ci si alternava un po' tutti,
sempre con altri dieci dischi, ma le risorse non permettevano altro.
D'altra parte il 99% del bilancio continuava ad andare sempre sulla trasmissione,
dove Pietro continuava ad ottimizzare, e ...a bruciare.
Quello che più frequentemente
disintegrava era il transistor del CBM120, un PT... non ricordo come si chiamasse....
Ricordo, invece, che per più di una volta lo ricomprammo grazie a generose collette
raccolte in piazzetta a Locri. Costava ben 100.000 lire, e la radio era diventata
quella di tutte le comitive che in piazza si ritrovavano...
All'interno, la programmazione diventava sempre più professionale. Si era passati
dai programmi ad ora, a quelli a fasce, riducendo le voci, a seguito di una selezione
naturale, che aveva diviso gli speaker dai registi. Tra i programmi di punta,
quello che apriva le trasmissioni la mattina alle 7.00 (anche d'estate, e non so
come facessero...) di Stefania, Lucia e Daniela, e quello, nel pomeriggio, di
Pietro e Luciano.
S'incominciò allora a parlare di identità musicale della radio, e di scelte editoriali...
A maggioranza si decise di seguire la linea della "radio per tutti" (... tutti non-gli-ascoltatori ma i conduttori). Ed infatti, gli spazi erano immensi,
i voli e le varietà pure; si andava dal dance al pop, dalla musica leggera all'hard-rock,
dal beat al country.
Tra tutti, simpaticissimo, originale ed inimitabile, Mario Scali. Grande cultore del rock,
e in particolare dell'Hard-rock, conduceva un programma "terrificante" per ben tre giorni
a settimana. Dentro di tutto, dalle campane alle catene.
(continua
...)
scritto
da Francesco Massara. foto di Tommaso Massara, Pietro Parretta e Memmo Minniti.
|
|